Filippo nasce figliolo di un notaio ma il babbo capisce presto che con questo ragazzo non è aria da atti e rogiti e lo manda a bottega da un orafo.
Filippo vien su sparutissimo de la persona ma ben cosciente delle sue doti e perciò fiero rompicoglioni; un giorno il suo amico Donatello, che con lo scalpello in mano non è l’ultimo degli scalzabùbboli, gli fa vedere un crocifisso di legno che ha scolpito:
"o Filippo, dimmi un po’, come ti pare?"
"mah, costì tu hai messo in croce un contadino, mica Cristo"
"o nini, se ti par che fare sia facile come giudicare, piglia del legno e provaci te"
Filippo non intende a sordo, lavora zitto zitto per diversi mesi e appena finisce va a trovare Donatello e attacca a cianare:
"o Dona, ma che l’hai sentito con chi la s’è fidanzata la figliola di Cecco il legnaiolo di via delle Pinzochere? e che a mastro Brunetto gli piace allungare le mani coi su’ allievi lo sapevi? via, vieni a desinare da me così si fa du’ parole! però prima c’è da andare a far la spesa perché ci ho il frigo vuoto"
Passano dal mercato e Filippo compra le uova, il formaggio e la frutta, poi dice all’amico "senti, intanto che mi fermo dal fornaio, te avviati a casa con la roba, la chiave l’ho messa sempre lì, lì sulla finestra".
Donatello arriva a casa di Filippo e appena entrato si trova davanti il crocifisso, illuminato ammodino; dallo stupore allarga le braccia, gli casca in terra tutta la spesa e eccoti Filippo:
"ma che sei grullo? guarda che macello tu hai fatto! e ora icché si mangia?"
"io il mio per oggi l’ho bell’e avuto: ho capito che a te è concesso fare i Cristi e a me i contadini"
Filippo però, sebbene la scultura non gli riesca male, ha un altro chiodo fisso: tirare su una cupola per coprire quel buco che c’è nel tetto del duomo e che pare una bocca che urla al cielo; infatti appena i consoli dell’Opera del Duomo bandiscono un concorso per la cupola Filippo partecipa e lì fanno a chi le spara più alte: c’è chi propone di fare un pilastro centrale e appoggiarsi lì, chi di farla di spugne perché sia più leggera, chi di riempire il buco di terra mischiata a quattrini su cui appoggiare la cupola in costruzione, che tanto poi ci avrebbe pensato il popolo a svuotarlo a gratis.
Arriva il turno di Filippo:
"lustrissimi consoli, io posso voltare la cupola senza armatura"
"ahahahahah, eccone un altro, ma che ci fa buca qui?"
"e non solo la farò senza sostegni, ma sarà anche a doppio strato"
"no-ssìe, tanto la peserà poco, tu la vorresti fare anche doppia? o giù, facci vedere un po’ il disegno"
"il disegno non ce l’ho ma vi assicuro che sono perfettamente in grado…"
"ovvia smettila, di bischerate se n’è sentite anche troppe, via via, avanti un altro"
"ma io…"
"fuori!"
"ma..."
"uscieri, portate via questo pazzo!"
Glossario
scalzabùbboli: persona di scarso valore nella sua attività
costì: situato vicino a chi ascolta
non intendere a sordo: prendere sul serio l’invito a fare qualcosa
cianare: spettegolare
desinare: pranzo
ammodino: per bene
ci fa buca: tutti i grulli cascano qui dentro
no-ssìe: indica un no convinto
La storia del Brunelleschi è meravigliosa. Se solo penso, io che soffro di vertigini a tal punto da scendere le scale di ferro (quelle da cui si vede sotto) di un qualsiasi luogo rialzato da terra di più di 5 metri, con il deterano, che quando avevo solo 17 anni sono salita su alla cupola fino al lucernario, passando da quei corridoietti sbilechi nel vuoto, mi faccio paura da sola, anzi mi viene la nausea. E questo tuo racconto è stupendo, pieno di verità e di sale toscano. Voglio rileggerne altri, mi raccomando eh?
RispondiEliminaTanto per dirti quanto io e te siamo gustativamente simili, sul tuo ultimo commento al Danubio ti approvo in pieno l'idea della variazione al ripieno e ti lascio questa così capirai cosa penso in proposito!
http://andantecongusto.blogspot.it/2012/05/mini-quiche-di-focaccia-con-fave.html
Un grande abbraccio perlina!
Pat
Dimenticavo...ad aprile è previsto un raduno di foodblogger toscane e mi aspetto che tu ci sia!
RispondiEliminama davvero bella.
RispondiEliminatu dovresti andare a fare la guida-attrice al museo di palazzo vecchio! Ci sarebbe un discreto Vasari a farti compagnia!
baci
Ma discreto nel senso di belloccio?
Elimina:-D
Questo sì, che è parlare di arte... ti linko su Fb, guarda.. fammi asciugar le lacrime (sgorgate copiose su "la chiave è lì,lì sulla finestra ) ed eseguo!
RispondiEliminaMa grazie Ale, dell'apprezzamento e della segnalazione.
EliminaE complimenti per aver riconosciuto la citazione che finora nessuno aveva mai colto (il post è la riedizione di uno pubblicato sul vecchio blog di splinder).
Ha ragione la Gennaro: questa sì che è divulgazione artistica, non solo perché parla d'arte, ma perché è fatta CON arte! ...e della chiave sulla finestra poi, se ne può parlare, ma resta un colpo di puro genio, una citazione raffinatissima...Resto in attesa del seguito: chissà che non impari qualcosa anche una crognola come me!
RispondiEliminaIl seguito è in arrivo.
EliminaGrazie dei complimenti!
una chicca. Grazie. :-)
RispondiEliminaGrazie a te!
EliminaDivulgazione artistica in tutto e per tutto! "la chiave l’ho messa sempre lì, lì sulla finestra"....genio puro!!!
RispondiEliminaAnche io attendo il seguito!!
Ora, proprio genio non direi, specie paragonata a Filippo...
Eliminagrazie all'ale gennaro, capito qui e mi ribalto. bellissimo racconto. scazzabubboli è perfetto.
RispondiEliminaE' scalzabubboli, per la precisione.
EliminaNon so se hai visto, ma qui oltre che di arte ci si picca di saperne anche di vernacolo.
Hai visto te che ti lamentavi? :o)
RispondiEliminaovvìa, ora però sentiamo i' seguito. Anzi, facci vede' l'esito! (citazione colta delle setteqquaranta)