mercoledì 17 ottobre 2012

I' Giglio parlante - Lezioni di fiorentino per forestieri

Ovvìa, ora con la grammatica direi che s'è finito, sicché si passa a qualcosa di più divertente, visto che il mio collega ha già fatto anche la ricreazione. No ragazzi, non si parlerà di parolacce, ma di lessico in generale.
Fondamentalmente, essendo il fiorentino il trisavolo dell'italiano, le differenze principali sono costituite da quei vocaboli che in italiano son classificati come desueti e invece qui in riva all'Arno non solo son rimasti vivi, ma godono di ottima salute.
Partiamo quindi con il primo argomento e cioè:

Il tempo a modo nostro

Dianzi.
Senti che bella parola che l'è.
Macché poco fa, macché or ora: dianzi.
Secondo la Treccani "fuori di Toscana non è comune ed è sentito come letterario"; qui, l'adopra anche il bottegaio:

Sora Maria, dianzi m'hanno portato un prosciutto di' Casentino bello tirato come Cristo comanda. Che glien'ho a fare un par d'etti?

E da bottegai quali appunto siamo sempre stati non si usano tre parole (l'anno scorso) quando ne basta una:

Sì vai Beppino, ma tagliamelo a mano, mi raccomand'a te. Senti, ma quell'olio di Tavarnelle che presi anno?

E siccome s'è inventato le banche e la precisione non ci fa difetto, se si parla di due anni fa:

L'ho bell'e riordinato; dice che quest'anno l'è mondiale, meglio di quello d'anno e anche di quello d'anno di là, che l'era speciale.

Due giorni fa è ier l'altro, non l'altro ieri, tra due giorni non è dopodomani ma doman l'altro; per dire tra una settimana i vecchi usano ancora oggi a otto.

Poi c'è il soccorso di Pisa, per indicare chi arriva tardi per dare una mano a fare qualcosa: l'è arrivato i' soccorso di Pisa, dirà la famiglia che alla fine di una giornata di sgombero vede presentarsi l'amico proprio quando l'ultimo dei cinquanta scatoloni è appena stato portato su per sei rampe di scale (il modo di dire risale alla prima crociata, nella quale i genovesi si fecero un culo così mentre i pisani arrivarono a Gerusalemme bell'e conquistata*).

Chi invece fa tardi per un qualsiasi avvenimento, allora si dice che l'arriva dopo i fochi.
Come sarebbe a dire, quali fochi? I fochi non c'è bisogno di specificare, son solo quelli di San Giovanni, quelli che portano tutta la città sui lungarni a naso ritto e a bocca aperta, a fare oh e ah per poi naturalmente concludere che, comunque, l'eran meglio quelli d'anno.

*poi dice che siamo noi che la ci s'ha coi pisani

11 commenti:

  1. Ahahahah "l'eran meglio quelli d'anno" ahahah

    (Oh, comunque è vero, non siete voi ce ce l'avete coi pisani. Coi Pisani ce l'hanno tutti e un motivo ci sarà. Come diceva una persona che conoscevo, "Pisa merda lo trovi scritto anche su marte").

    Rita

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  2. Io adoro le tue lezioni di fiorentino. Anche noi abbiamo un modo di dire che c'ho ancora da capire da dove arrivi. Forse si usa anche da voi: "alle porte co' sassi" per dire quando si è vicinissimi all'evento ma ancora indietro con i lavori. Stranissima eh? Tu ne sai qualcosa?
    PS - secondo me co' pisani ce l'hanno tutti! HIHIHI.
    Bacione, Pat

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    1. Brava Pat, questo me l'ero scordato, eppure col tempo c'entra.
      Ho letto che deriva dal fatto che al tempo in cui le città erano cinte di mura, quando la sera le guardie cominciavano a chiudere le porte quelli che stavano ancora fuori dalle mura attaccavano a tirare sassi verso le porte stesse per evitare di farsele chiudere sul muso.
      La spiegazione comunque non è che mi convinca molto.

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  3. concordo con Rita.
    I fohi l'erano meglio anno.
    ;-)

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  4. Mi serve la consulenza di una fiorentina.
    Ho letto questa frase:
    Sì lo ho fatto a posta.

    E mi sono permessa di correggere la persona che lo ha scritto, solo in privato, dicendo che si dice apposta.
    E mi ha replicato dicendomi che è praticamente certa che vadano bene entrambe le versioni.

    Siccome è di Firenze... mi son detta che forse prima di impuntarmi a dire che secondo me a posta non è giusto... era meglio chiedere a chi ne sa più di me.

    A far figure con l'italiacano correggiuto faccio sempre in tempo poi.
    Grazie.
    (Sto sloggata sennò la correzione in privato diventa pubblica!)

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    1. Verificato sul sito dell'accademia della crusca. Ha ragione lei si possono usare entrambe... povera me.
      Era meglio se verificavo prima di scrivere il commento di sopra, vero?
      Mi vengono sempre in mente dopo le cose giuste da fare.

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  5. Boooono, l'olio di Tavarnelle! Profe, quando posso fare il rabbocco? Settimana l'altra?

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  6. Sanno una sega quelli dell'Hdemia, per loro vanno bene anhce famiGliare e macchina DA scrivere.
    APPOSTA, come invece, semmai, malessere, soprattutto, ecc. Fare a (bella) posta, la consonante iniziale preceduta da congiunzione raddoppia nella tipica regola toscana vista nelle precedenti lezioni, in questo caso la si scrive anche.

    La crusca la dava i' mi' zio ai polli.

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  7. Tu mi fai piegare in due! Lo so che è strano che ti risponda qui, ma le trecce non le ho fatte con il goniometro...mi sono esercitata con i capelli della mi' figliola. Solo che le sue mi venivano più piccole. Quella con il pistacchio è favolosa...quando la fai, voglio saperlo! Un bacione, Pat

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  8. Non so se può interessare, ma pure a Trieste si dice "oggi (a) otto" per dire fra una settimana.
    Ti ho trovata tramite il blog "Menuturistico" e mi appresto a leggermi tutti gli ... arrerati !
    bravissima !
    cari saluti
    Maria Chiara

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    1. Ma grazie dei complimenti!
      Comunque con gli arretrati fai alla svelta, eh.

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